Secondo le stime dell'Agenzia europea dell'ambiente, i cittadini europei producono 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all'anno: circa 12 kg a persona. Attualmente, però, solo il 22% dei rifiuti tessili viene raccolto per essere riutilizzato o riciclato, mentre il resto finisce negli inceneritori o nelle discariche. Se a questo sommiamo il consumo importante di materie prime ed energia, nel settore tessile-moda, durante i vari processi produttivi e l’inquinamento idrico prodotto, possiamo avere un’idea di quanto sia urgente e necessario ripensare i modelli di business in una chiave sempre più sostenibile.
È in questa direzione che va, infatti, il quadro legislativo europeo attuale: per citare solo alcune delle normative più recenti, il Regolamento sull’Ecodesign, adottato dal Consiglio europeo lo scorso 27 maggio, stabilisce nuovi requisiti per i prodotti sostenibili, quali durabilità, riutilizzabilità, riparabilità, contenuto di materiale riciclato, presenza di sostanze che ne ostacolano la circolarità e impronta di carbonio; la Direttiva in materia di Rendicontazione societaria di sostenibilità (CSRD), approvata il 14 giugno con decreto legislativo in Italia, prevede l’obbligo di rendicontazione in materia di sostenibilità anche per le piccole e medie imprese quotate a partire dal 2027, mentre per le grandi sarà effettiva con due anni di anticipo; infine, la Direttiva Due Diligence (CSDDD) approvata dall’UE lo scorso aprile, imporrà dal 2026 alle imprese di grandi dimensioni di prevenire o rimediare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente causati dalle proprie attività, anche lungo le rispettive catene di fornitura, spesso costituite da attori piccoli e medi, che saranno quindi – a loro volta – chiamati a regolare, monitorare e comunicare il proprio impatto.
Si inserisce in questo scenario, alla luce di una riflessione attenta sulle tematiche in questione, il progetto “HModa Circular” di Holding Moda, subholding di Holding Industriale, con sedi a Milano e Torino, specializzata nell’aggregazione di PMI del comparto moda lusso sul territorio italiano, ognuna con una propria specializzazione in termini di produzione manifatturiera al servizio dei brand del lusso.
«Sono gli stessi brand a richiedere alle loro aziende fornitrici un allineamento sempre maggiore ai principi della sostenibilità ambientale, ma anche sociale. Parallelamente, la normativa sullo sviluppo sostenibile è destinata a diventare sempre più stringente nel prossimo futuro, con nuove prescrizioni sui processi di reporting e quelli di “due diligence”, motivo per il quale non possiamo farci trovare impreparati.» inizia così il racconto Veronica Bovo, Chief Sustainability Officer di Holding Industriale.
E continua: «Dal 2021, è stato formato un Dipartimento dedicato interamente alla sostenibilità, chiamato “HPlanet” e creato proprio per far fronte all’esigenza di promuovere, diffondere e consolidare buone pratiche in materia ESG, tra cui anche attività legate al waste management nelle varie aziende del Gruppo. Il progetto “HModa Circular”, pensato e attuato dal nostro verticale Holding Moda, è un’ulteriore risposta alle aspettative – già in essere – del mercato, ma anche a quelle crescenti in ambito pubblico.»
Il team di “HPlanet” opera in maniera strategica e in modo funzionale per raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano Strategico di Sostenibilità, tra cui il progetto “HModa Circular”: una parte gestisce il coordinamento centrale dagli uffici di Holding Industriale, per far sì che tutte le aziende della sub-holding Moda, o quelle di dimensioni maggiori che costituiscono la prima linea, procedano allineate; mentre altre figure specializzate operano sul territorio, sia al livello regionale, nelle zone in cui si concentrano di più le controllate, sia all’interno delle imprese stesse, per creare consapevolezza tra i dipendenti, arricchirli di competenze e responsabilizzarli affinché la circolarità inizi ad essere parte integrante della cultura d’impresa e permeare quotidianamente tutte le operation industriali.
Le diciotto aziende del verticale Holding Moda – localizzate tra Veneto, Toscana, Marche, Emilia-Romagna e Campania – hanno dimensioni diverse, che spaziano dai 10 ai quasi 300 dipendenti, e profili di sostenibilità che presentano un diverso grado di maturità. Sono strutturate su due linee e si dividono in dodici main e sei add-on di filiera. Il progetto “HModa Circular” ha come obiettivo quello di affrontare – in modo efficiente, mirato e coordinato – le sfide connesse alla gestione dei rifiuti, innescando al livello di gruppo un approccio olistico e circolare, per promuovere la sostenibilità nelle aziende della Holding, in maniera trasversale, focalizzata e adattata a seconda della realtà.
Per il momento, il progetto, proprio rispettando le vare specificità, esigenze e potenzialità delle aziende del Gruppo, secondo una logica di progresso e di crescita graduale, vede coinvolte soltanto le dodici della prima linea, che, per il loro grado di complessità aziendale, hanno dimostrato di poter accogliere e implementare l’iniziativa. L’obiettivo finale, però, resta quello di includere, a cascata, tutte le realtà del Gruppo.
Sebbene ancora agli inizi, essendo partito al principio del 2024, “HModa Circular” può già contare sul supporto di tre partner esperti: Ancitel EA - Energia e Ambiente, società che offre consulenza e soluzioni integrate in campo ambientale e della sostenibilità; BeRedo, divisione dell’azienda pratese Beste, che si occupa di ricerca e sviluppo per trovare soluzioni volte al riciclo e al recupero delle fibre tessili, e il Dipartimento di Design dell’Università di Firenze, con cui è stata avviata da poco una collaborazione per studiare e indagare applicazioni implementabili.
Nella primissima fase di assessment, grazie anche all’aiuto di Ancitel EA – Energia e Ambiente e BeRedo, sono state portate avanti visite congiunte presso le varie aziende, per effettuare una valutazione e un’analisi del processo produttivo, individuare le tipologie di rifiuto generato nelle diverse fasi, i punti critici sul tema della produzione e della gestione dei rifiuti, e le soluzioni già implementate in ottica di economia circolare.
È importante specificare che il concetto di waste è preso in considerazione a 360°, includendo tutto quello che rientra negli scarti di produzione: non solo gli invenduti che derivano da prodotti dati in gestione da parte dei brand e che sono destinati a essere distrutti, ma anche gli scarti dei processi produttivi manufatturieri e i rifiuti provenienti dai vari uffici. Sarà Holding Moda a farsi carico, nell’esecuzione del progetto “HModa Circolar”, di tutta la gestione di tali rifiuti, anche se non specificamente previsto dalla legislazione, in quanto uno dei macro-obiettivi dell’impresa è quello di arrivare ad avere un unico pool di materiali di scarto, generati sia da HInd e HModa sia dalle aziende che ne fanno parte, da avviare più agevolmente al riciclo. Quest’ultimo potrà essere “fiber to fiber”, processo che consiste nella trasformazione degli scarti in nuova fibra, utilizzata poi per creare materia prima seconda o prodotto finito secondo, oppure “fiber to x” che consiste in una possibile via di valorizzazione energetica, mediante gassificazione e pirolisi, di sottoprodotti tessili per i quali non è possibile procedere a riciclo e riuso.
«In questo modo, ci avviciniamo sempre più a un obiettivo ambizioso che ci sta molto a cuore: creare una vera e propria “simbiosi di filiera” tra il settore tessile e gli altri settori industriali, alcuni parte del nostro Gruppo. Secondo questa visione, lo scarto prodotto dall’industria tessile può diventare una risorsa per un altro ambito produttivo, seguendo appunto una logica di filiera.» dichiara Veronica Bovo.
Per concludere poi, così, il suo racconto: «Lavorando a stretto contatto con le PMI, conosciamo bene le criticità degli attori “piccoli”: spesso mancano risorse, umane ed economiche, oltre che tecnologiche o know-how specifici; altre volte invece manca una visione strategica e un approccio olistico e prospettico e si fa fatica a trasmettere l’importanza di queste attività. Per questo, abbiamo attivato percorsi interni di formazione, personalizzati sulla base delle specificità delle varie aziende. Per supportarle ancora di più e avere dati integrati sull’impatto delle nostre azioni, ci occupiamo anche della rendicontazione di sostenibilità di tutte le aziende che fanno parte della holding, pur non essendo ancora tutte soggette ad obbligo di legge in tal senso. Lo facciamo perché la nostra volontà è essere un gruppo industriale capace di stimolare e innescare un cambiamento positivo nel sistema industriale di cui fa parte, e quindi nel territorio circostante.»