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  • Intervista ad Emanuele Cardinale, Head of Sustainability, INWIT

Oltre ventiquattromila torri dislocate su tutto il territorio nazionale al servizio della transizione digitale. «Tower as a service», è la vision che orienta il business INWIT ed ispira, oggi, anche il suo supporto al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.

progetto mwanyi la filiera del caffe diventa opportunita di emancipazione per giovani e donne in uganda persona“Nel 2023, abbiamo dato il via ad un progetto che porta ad un’evoluzione del ruolo degli asset aziendali, grazie all’installazione sulle nostre torri di sensoristica IoT, videocamere smart e gateway per il monitoraggio ambientale e per scopi di prevenzione incendi. In particolare, abbiamo avviato un’attività di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico in quattro aree naturali dell’Appennino centrale: il Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco Nazionale della Maiella, la Riserva Naturale Zompo lo Schioppo e, infine, la Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio” - ci introduce così al suo racconto Emanuele Cardinale, Head of Sustainability di INWIT. E continua: “L’iniziativa punta a creare una base-dati a lungo termine relativa alla qualità dell’aria nei luoghi monitorati, in modo da favorire l’identificazione di eventuali rischi o impatti negativi e stimolare l’adozione di misure correttive, sia da parte degli attori del settore pubblico che dei privati che operano nelle zone coinvolte dal progetto.”

Sul territorio nazionale, INWIT realizza infrastrutture digitali e condivise e, secondo la logica della Tower as a service, ne cura la manutenzione, l’alimentazione energetica e la sicurezza, per poi metterle a disposizione dei propri clienti, principalmente operatori di telefonia mobile, ma anche operanti in altri settori, come nel caso delle smart cities. “Ciò che vogliamo trasmettere con questo progetto, è l’idea che le nostre torri possano ospitare anche tecnologie diverse, offrendo più servizi integrati ed innovativi, e possano contribuire attivamente alla tutela della biodiversità. Un’infrastruttura condivisa ci consente di creare sia efficienza economica, ma anche ambientale, secondo la logica della torre come servizio, che riprende uno dei principali modelli di economia circolare: il prodotto come servizio” - amplia così l’approfondimento Emanuele Cardinale.

Nella fase di progettazione e nella gestione del monitoraggio, INWIT è ricorsa - e tuttora si avvale - del supporto tecnico di Legambiente. Tramite la sovrapposizione delle cartografie delle aree naturalistiche nazionali con la distribuzione delle torri di INWIT, le due realtà hanno tracciato il perimetro di implementazione del progetto. Hanno poi selezionato 13 parametri ambientali - relativi alla qualità dell’aria - da monitorare nelle zone individuate. Tra questi, c’è il monitoraggio della CO2, del biossido di azoto e delle polveri sottili. La fase successiva ha visto INWIT impegnata nello scouting tecnologico che ha portato all’acquisto e all’installazione sulle torri dei sensori IoT e dei gateway. Concluse queste operazioni, si è passati all’avvio del monitoraggio, che è continuo, aggiornato in tempo reale, ancora in corso ed avviene secondo precise modalità: i sensori catturano i dati e successivamente si connettono ai gateway tramite connettività Lora e dal gateway, tramite SIM dati, le informazioni vengono trasmesse ad una piattaforma di monitoraggio di INWIT.

Il ruolo del partner e degli stakeholder locali, è cruciale per la buona riuscita del progetto. Ad esempio, per stabilire il focus del monitoraggio, insieme a Legambiente abbiamo coinvolto i gestori dei Parchi. Questo processo di engagement ha avuto un riscontro concreto già nella fase di progettazione. Proprio dall’ascolto delle esigenze dei Parchi, abbiamo deciso di focalizzare il progetto sul monitoraggio ambientale. Sono stati loro, infatti, a sottolineare l’utilità e il valore di un monitoraggio sistematico dell’effetto antropico - ossia connesso alla presenza ed attività dell’Uomo - sulle aree naturali” - racconta Emanuele Cardinale. E continua: “La partecipazione di Legambiente ci ha consentito di progettare e realizzare un’iniziativa solida. Grazie alla sua esperienza e conoscenza delle peculiarità delle aree protette, della biodiversità, delle specie protette e degli ecosistemi più fragili, ci ha supportati nell’individuazione delle aree e dei parametri da monitorare, lasciando a noi gli aspetti tecnologici. Oggi continuiamo a dialogare insieme con le istituzioni locali, con i gestori dei Parchi e delle Riserve, mentre Legambiente si occupa dell’elaborazione ed analisi dei dati raccolti. INWIT svolge, quindi, il ruolo di abilitatore del monitoraggio, mettendo l’infrastruttura, la tecnologia ed i dati raccolti a disposizione di Legambiente, dei gestori delle aree naturalistiche e degli enti locali preposti alla gestione e alla salvaguardia del territorio, i quali sono chiamati poi ad analizzarli, valutarli, e prendere eventuali decisioni correttive.”

Guardando alla dimensione interna organizzativa, l’avvio del progetto è stato accolto favorevolmente ad ogni livello, a partire dal top management di INWIT. L’iniziativa, infatti, si inquadra perfettamente nella strategia di sostenibilità aziendale, che individua nella tutela della biodiversità uno dei temi materiali per l’Azienda, così come per i suoi stakeholder. Inoltre, il progetto sta contribuendo a rafforzare la cultura, la consapevolezza e la conoscenza interna su queste tematiche. Sono stati infatti sviluppati - nell’ambito dell’iniziativa - un modulo di formazione generale sulla biodiversità per tutto il personale, ed un altro dai contenuti più tecnici indirizzato al personale incaricato della realizzazione e gestione delle infrastrutture.

Emanuele Cardinale conclude il suo racconto soffermandosi sulla replicabilità dell’iniziativa: “A novembre 2023, abbiamo presentato i primi esiti dell’attività di monitoraggio in un evento aperto al pubblico e tenutosi a Pescasseroli, sede del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise. Nell’occasione, abbiamo notato uno spiccato interesse per il progetto da parte degli stakeholder locali, che oggi possono disporre di informazioni nuove, sistematizzate ed aggiornate, potenzialmente impiegabili sia per il benessere della popolazione locale sia a supporto delle attività turistiche. Cominciano ad arrivare anche manifestazioni di interesse da parte di enti di altri territori, il che fa ben sperare sulla scalabilità del progetto. Ed è proprio questo il nostro obiettivo per il futuro: far diventare questo servizio di monitoraggio, in cui business, innovazione e sostenibilità sono pienamente integrati, uno «use case» significativo e replicabile su scala nazionale.

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